“Discalculia? Conoscerla per intervenire”
(prima parte)
Cosa è?
La discalculia è la difficoltà
del calcolo che si manifesta nel riconoscimento e nella denominazione dei
simboli numerici, nella scrittura dei numeri, nell’associazione del simbolo
numerico alla quantità corrispondente,
nella numerazione in ordine crescente e decrescente, nella risoluzione
dei problemi (deficit di abilità di comprendere ed operare con i numeri). I
sintomi sono:
-
difficoltà linguistiche: comprendere o
nominare i termini, le operazioni o i concetti matematici; decodificare i
problemi scritti in simboli matematici;
-
difficoltà percettive: riconoscere o
leggere i simboli numerici o i segni aritmetici; raggruppare gli oggetti
secondo le caratteristiche comuni;
-
difficoltà attentive: copiare
correttamente i numeri o le figure; ricordarsi i riporti o i prestiti nelle
operazioni; rispettare i segni delle operazioni;
-
difficoltà matematiche: seguire sequenze
di passaggi matematici; contare gli oggetti; imparare le tabelline.
La diagnosi e la
valutazione del disturbo specifico del calcolo
Un criterio fondamentale stabilito dalla
Consensus Conference per diagnosticare i DSA è quello della discrepanza tra
abilità di dominio specifico interessato (ad es. il calcolo) e l’intelligenza
generale adeguata per l’età cronologica.
I criteri di discrepanza per definire
quanto una difficoltà è da ritenersi rilevante sono:
-
deviazione
rispetto al proprio gruppo di riferimento (viene identificato come DSA un
bambino che presenta difficoltà significative - collocabile sotto 2 deviazioni
standard o sotto il 5° percentile -
negli apprendimenti rispetto a un gruppo di riferimento composto da
bambini della propria classe, mentre per le prove di abilità di gruppo il
gruppo di confronto è formato da quello dei bambini aventi la stessa età;
-
ritardo
rispetto alla propria fascia scolastica: viene identificato come DSA un bambino
che presenta un livello di apprendimento comparabile a fascia scolastica
inferiore di 18 mesi per la scuola primaria o 24 mesi per la scuola secondaria
rispetto alla propria classe di appartenenza;
-
discrepanza
tra punteggio di abilità intellettiva e punteggio di apprendimento: viene
identificato come DSA un bambino con buona prestazione a un test di
intelligenza, collocabile al 60° percentile e al contrario una prestazione
molto scarsa, 5° percentile ad esempio in una prova di calcolo.
Dal riconoscimento del criterio di
discrepanza ne deriva la necessità di utilizzare test standardizzati, sia per
misurare l’intelligenza generale che l’abilità specifica e a necessità di
escludere la presenza di altre condizioni che potrebbero influenzare i
risultati di questi test.
La difficoltà principale è distinguere
un disturbo da una difficoltà poiché le prestazioni nelle prove di calcolo
osservate sia in classe che tramite test specifici non sono molto diverse tra
loro almeno fino alla classe terza della scuola primaria. Una delle cause è che
le prestazioni nel calcolo risentono delle caratteristiche e di contenuti
dell’insegnamento molto più rispetto ad altre abilità. Inoltre nelle prime
classi della scuola primaria non sono molto elevate.
Comunque sia, per la diagnosi di
disturbo specifico del calcolo ci deve essere una segnalazione di evidenti
disagi negativi nel rendimento scolastico in matematica fin dall’inizio della
scolarizzazione.
Poiché però un punteggio critico nelle
prove di calcolo non rappresenta di per sé una condizione clinicamente
rilevante, né tanto meno può essere considerato espressione di una condizione
di disturbo specifico, la ricerca nella diagnosi e nel trattamento delle
difficoltà di calcolo ha perfezionato i criteri per differenziare le difficoltà
di calcolo dal disturbo vero e proprio:
-
cadute
selettive in uno dei test preposti per
una diagnosi clinica;
-
resistenza
al trattamento
Attenzione:
Se un ragazzo che mostra cadute nell’area del
calcolo confermate da test standardizzati viene seguito secondo una metodologia
pertinente e mostra un rapido e significativo miglioramento fino a tornare alla
normalità, allora possiamo escludere la presenza di un disturbo.
Gli studenti con disturbo possono aumentare le loro
abilità e competenze ma , data la base neuro-funzionale del disturbo, per
modificarlo, saranno richieste esercitazioni o attività mirate con una certa
frequenza e durata e i risultati del lavoro arriveranno in maniera più graduale
e più lenta.
Dunque, per stabilire la presenza di una resistenza
al trattamento è opportuno prevedere una prima fase d’insegnamento uguale per
tutti, se non si ottengono risultati, si deve attivare un fase di recupero e
potenziamento e proposte didattiche personalizzate sui bisogni specifici
dell’alunno.
Al persistere delle
difficoltà il bambino va segnalato allo specialista che secondo
l’iter
diagnostico valuterà il livello cognitivo generale e verificherà se i processi
cognitivi deputati all’elaborazione di una data informazione sono integri nel
loro
funzionamento.
......continua.....
Dottoressa Melissa Bertozzi