mercoledì 1 febbraio 2017


“Discalculia? Conoscerla per intervenire”
(prima parte)

 

Cosa è?

La discalculia è la difficoltà del calcolo che si manifesta nel riconoscimento e nella denominazione dei simboli numerici, nella scrittura dei numeri, nell’associazione del simbolo numerico alla quantità corrispondente,  nella numerazione in ordine crescente e decrescente, nella risoluzione dei problemi (deficit di abilità di comprendere ed operare con i numeri). I sintomi sono:

-        difficoltà linguistiche: comprendere o nominare i termini, le operazioni o i concetti matematici; decodificare i problemi scritti in simboli matematici;

-        difficoltà percettive: riconoscere o leggere i simboli numerici o i segni aritmetici; raggruppare gli oggetti secondo le caratteristiche comuni;

-        difficoltà attentive: copiare correttamente i numeri o le figure; ricordarsi i riporti o i prestiti nelle operazioni; rispettare i segni delle operazioni;

-        difficoltà matematiche: seguire sequenze di passaggi matematici; contare gli oggetti; imparare le tabelline.
 

La diagnosi e la valutazione del disturbo specifico del calcolo
Un criterio fondamentale stabilito dalla Consensus Conference per diagnosticare i DSA è quello della discrepanza tra abilità di dominio specifico interessato (ad es. il calcolo) e l’intelligenza generale adeguata per l’età cronologica.
I criteri di discrepanza per definire quanto una difficoltà è da ritenersi rilevante sono:
-        deviazione rispetto al proprio gruppo di riferimento (viene identificato come DSA un bambino che presenta difficoltà significative - collocabile sotto 2 deviazioni standard o sotto il 5° percentile -  negli apprendimenti rispetto a un gruppo di riferimento composto da bambini della propria classe, mentre per le prove di abilità di gruppo il gruppo di confronto è formato da quello dei bambini aventi la stessa età;
-        ritardo rispetto alla propria fascia scolastica: viene identificato come DSA un bambino che presenta un livello di apprendimento comparabile a fascia scolastica inferiore di 18 mesi per la scuola primaria o 24 mesi per la scuola secondaria rispetto alla propria classe di appartenenza;
-        discrepanza tra punteggio di abilità intellettiva e punteggio di apprendimento: viene identificato come DSA un bambino con buona prestazione a un test di intelligenza, collocabile al 60° percentile e al contrario una prestazione molto scarsa, 5° percentile ad esempio in una prova di calcolo.
Dal riconoscimento del criterio di discrepanza ne deriva la necessità di utilizzare test standardizzati, sia per misurare l’intelligenza generale che l’abilità specifica e a necessità di escludere la presenza di altre condizioni che potrebbero influenzare i risultati di questi test.
La difficoltà principale è distinguere un disturbo da una difficoltà poiché le prestazioni nelle prove di calcolo osservate sia in classe che tramite test specifici non sono molto diverse tra loro almeno fino alla classe terza della scuola primaria. Una delle cause è che le prestazioni nel calcolo risentono delle caratteristiche e di contenuti dell’insegnamento molto più rispetto ad altre abilità. Inoltre nelle prime classi della scuola primaria non sono molto elevate.
Comunque sia, per la diagnosi di disturbo specifico del calcolo ci deve essere una segnalazione di evidenti disagi negativi nel rendimento scolastico in matematica fin dall’inizio della scolarizzazione.
Poiché però un punteggio critico nelle prove di calcolo non rappresenta di per sé una condizione clinicamente rilevante, né tanto meno può essere considerato espressione di una condizione di disturbo specifico, la ricerca nella diagnosi e nel trattamento delle difficoltà di calcolo ha perfezionato i criteri per differenziare le difficoltà di calcolo dal disturbo vero e proprio:
-        cadute selettive in uno dei test  preposti per una diagnosi clinica;
-        resistenza al trattamento
Attenzione:
Se un ragazzo che mostra cadute nell’area del calcolo confermate da test standardizzati viene seguito secondo una metodologia pertinente e mostra un rapido e significativo miglioramento fino a tornare alla normalità, allora possiamo escludere la presenza di un disturbo.
Gli studenti con disturbo possono aumentare le loro abilità e competenze ma , data la base neuro-funzionale del disturbo, per modificarlo, saranno richieste esercitazioni o attività mirate con una certa frequenza e durata e i risultati del lavoro arriveranno in maniera più graduale e più lenta.
Dunque, per stabilire la presenza di una resistenza al trattamento è opportuno prevedere una prima fase d’insegnamento uguale per tutti, se non si ottengono risultati, si deve attivare un fase di recupero e potenziamento e proposte didattiche personalizzate sui bisogni specifici dell’alunno.
 
Al persistere delle difficoltà il bambino va segnalato allo specialista che secondo
l’iter diagnostico valuterà il livello cognitivo generale e verificherà se i processi
cognitivi deputati all’elaborazione di una data informazione sono integri nel loro
funzionamento.
 
......continua.....
 
Dottoressa Melissa Bertozzi